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    view post Posted on 25/8/2012, 22:17 by: Matrona Malice     +1   -1

    sizilien2002_79_290pxb



    Il Tatzelwurm è una creatura leggendaria dell'arco alpino, descritta come un lucertolone con quattro o due sole zampe corte e la coda tozza. Nell'area di lingua tedesca animali descritti in questo modo sono conosciuti anche con altri nomi, come bergstutz, stollwurm (o stollenwurm), spingwurm. In Sardegna una descrizione simile fu raccolta dal naturalista Francesco Cetti per un essere chiamato scultone.
    Al tatzelwurm è talora attribuita la capacità di recare danni e persino di uccidere con lo sguardo, il fiato e l'odore.ù

    Agli inizi del XIX secolo, Carlo Amoretti scrisse della serpentana, presentata come un grosso lucertolone con due o quattro zampe che avrebbe avuto l'abitudine di succhiare il latte alle mucche. Amoretti offrì anche un premio in denaro a chi gliene avesse portato un esemplare.

    Nel 1934 un tale Balkin presentò la foto di un tatzelwurm, ma l'immagine appare un falso piuttosto grossolano. Alcuni resti di presunti tatzelwurm si rivelarono appartenenti ad animali diversi e conosciuti.
    Jakob Nicolussi suggerì che il tatzelwurm potesse essere un animale reale, imparentato con gli elodermi americani e propose il nome di Heloderma europaeus. Anton Koegel pensò invece ad un anfibio. Secondo Bernard Heuvelmans poteva trattarsi di un sauro con zampe corte o assenti come lo scinco o l'orbettino.
    Gli scettici fanno però notare la mancanza di prove materiali per suffragare l'esistenza reale della bestia. Un'ipotesi per spiegare gli avvistamenti del tatzelwurm, quando non siano semplicemente invenzioni, è che siano da attribuirsi a serpenti o mustelidi non riconosciuti dall'osservatore.

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    mostro felino serpente
    Comments: 0 | Views: 158Last Post by: Matrona Malice (25/8/2012, 22:17)
     

       
    view post Posted on 5/7/2012, 00:53 by: Matrona Malice     +1   -1
    badalischioxsito
    biscione
    Il badalischio è una tipica leggenda della valle del Casentino (Toscana, Provincia di Arezzo).

    Si racconta che questo mostro (simile al basilisco, altra creatura mitologica) sia nato nella Gorga Nera, un piccolo laghetto in prossimità della Fonte del Borbotto (Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi).

    Uno dei nascondigli del badalischio era il bosco prossimo alla Fornace di Marena, nella località chiamata "Fosso del Diavolo".
    Più o meno il suo aspetto doveva essere il seguente: uno strano serpente, grande come un uomo, con occhi rossi in grado di paralizzare la malcapitata preda.
    Alcune leggende affermano che l'alito del badalischio sia estremamente velenoso, addirittura mortale.
    Il badalischio viene spesso raffigurato con una corona od un diadema, che a volte gli copre gli occhi.
    In altri casi viene descritto con ali cartilaginose e testa di uccello.

    La biscia rappresentata sullo stemma dei Visconti di Milano presenta molte somiglianze con il Badalischio, come, ad esempio, il diadema sul capo ed il lungo corpo serpentino.

    Edited by Matrona Malice - 9/6/2013, 10:49

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    basilisco e affini,
    regione: toscana
    Comments: 0 | Views: 143Last Post by: Matrona Malice (5/7/2012, 00:53)
     

       
    view post Posted on 5/7/2012, 00:44 by: Matrona Malice     +1   -1
    zerocalcare-web
    Il Babau (più raramente Babao, Barabao o Bobo) è nel folclore italiano e di altre regioni europee, un mostro immaginario dalle caratteristiche non ben definite che viene tradizionalmente invocato per spaventare i bambini ("se non la smetti chiamo il Babau!").
    Si può intendere il Babau come strettamente correlato all'Uomo nero e all'Orco delle fiabe, o addirittura usare queste diverse denominazioni come sinonimi.
    In questo senso generico, il "Babau" corrisponde sostanzialmente all'inglese boogeyman (boogeyman, bugaboo).
    Le origini di questa figura non sono accertate.

    Secondo alcune fonti, il Babau potrebbe essere un retaggio dell'antico timore nei confronti dei Saraceni (IX-X secolo).
    In questo caso, la parola "Babau" potrebbe derivare dall'arabo Baban.
    Un'intepretazione più diffusa intende invece il nome "Babau" come onomatopea, ottenuto per raddoppiamento dal latrato del cane o di un altro animale.

    L'uso del termine "Babau", in ogni caso, è accertato anche al di fuori dell'Italia, per esempio nella Linguadoca in Francia; nel sud Italia ed in particolare in Puglia è spesso usato invece scazzamurill, un fantasma dalle fattezze simili al tradizionale uomo nero, mentre in Sardegna è noto come mommottu o mommotti.

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    babau,
    fantasma,
    uomo nero
    Comments: 0 | Views: 118Last Post by: Matrona Malice (5/7/2012, 00:44)
     

       
    view post Posted on 5/7/2012, 00:40 by: Matrona Malice     +1   -1
    Il linchetto è un folletto presente nella tradizione popolare della provincia di Lucca, sia in Lucchesia, che in Versilia, che in Garfagnana.
    Secondo il Vocabolario lucchese di Idelfonso Nieri, il linchetto è uno spirito non cattivo ma dispettoso, che va di notte, entra per le camere, scopre le persone, sconvolge, tramuta gli oggetti che ci sono e sghignazza delle burle che fa.
    Il nome deriverebbe dal latino incubus con agglutinazione dell'articolo, attraverso le forme lincubetto, lincuetto.

    Secondo l'italianista Felice Del Beccaro, infatti, il linchetto sarebbe un relitto del dio silvestre Fauno che nel suo aspetto di Incubus spaventava la gente e tormentava gli uomini con sogni cattivi e apparizioni

    15gnomofolle
    In alcuni casi il linchetto viene identificato con il buffardello, tuttavia nella maggior parte dei racconti e delle testimonianze sembra emergere un carattere più maligno e pericoloso del linchetto rispetto all'altro, tanto che il linchetto viene anche assimilato al diavolo o comunque a uno spirito malvagio.
    Diversamente dal buffardello, nella quasi totalità dei casi il linchetto viene descritto come un essere che non ha niente di umano: si pensa che sia un animale simile al cane o al gatto oppure un uccello, o che sia un ibrido di specie diverse (topo, uccello e uomo).
    Sebbene molti dicano che è invisibile, un testimone oculare affermò trattarsi di una bestia nera avvolta da una nuvola di fuoco.
    Il linchetto vivrebbe in campagna o nelle periferie dei paesi e una volta fu visto vicino a un metato (essiccatoio per le castagne).

    per maggiori info: http://it.wikipedia.org/wiki/Linchetto

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    folletto,
    Garfagnana (lucca)
    Comments: 0 | Views: 117Last Post by: Matrona Malice (5/7/2012, 00:40)
     

       
    view post Posted on 5/7/2012, 00:13 by: Matrona Malice     +1   -1
    Il buffardello è un folletto presente nella tradizione popolare della provincia di Lucca e in particolar modo della Garfagnana ma anche della Lunigiana in provincia di Massa Carrara.
    Varianti del nome sono bufardello, buffardella, bufardella, baffardello, bafardello, baffardella, baffardelle.
    A Gorfigliano, frazione di Minucciano, viene chiamato pappardello, a Sillano piffardello.
    Nella zona più prossima alla pianura lucchese il Buffardello è sicuramente conosciuto in Val Pedogna (Comune di Pescaglia)

    Baffardello
    Sebbene in alcuni casi si ignori che cosa sia esattamente e in altri lo si identifichi con il linchetto o con il diavolo, il buffardello è generalmente descritto come un essere antropomorfo di piccole dimensioni (attorno al mezzo metro, tanto che viene paragonato a uno gnomo o a un nano) e vestito di indumenti di colore rosso (a volte tutto il vestito, altre volte solo un berretto) e avrebbe anche delle scarpe a punta.

    In alcuni casi è descritto come un bambino o comunque senza barba, in altri come un vecchio con la barba (in certi casi definita di colore rosso).

    Le sue mani sono state bucate da San Giovanni affinché non soffocasse più le persone durante la notte.
    A volte lo si vede seduto su un mucchio di fieno o su un albero.

    In molti casi però il buffardello viene descritto come un essere di piccole dimensioni, brutto e nero ma di fattezze animalesche non ben definite, genericamente un animale selvatico, una "bestiaccia" o una "bestia del bosco" o addirittura in un caso un "batuffolo grigio".
    Spesso viene paragonato ad un animale noto: volpe, gatto, cane, tasso, foionco (cioè una faina), un grosso uccello notturno o comunque un "uccellaccio"; talvolta invece è una creatura del tutto fantastica: a Minucciano è descritto come un uccello notturno cornuto che vive nella torre del paese (tanto che di notte si può udire il suo respiro), mentre a Pianacci nel comune di Villa Collemandina viene descritto come un uccello con la testa di topo.

    per maggiori informazioni: http://it.wikipedia.org/wiki/Buffardello


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    folletto,
    Garfagnana (lucca)
    Comments: 0 | Views: 83Last Post by: Matrona Malice (5/7/2012, 00:13)
     

       
    view post Posted on 20/3/2012, 11:45 by: Matrona Malice     +1   -1

    la_reula_
    Tomaso Pirrigheddu , La Reula



    Ogni zona della Sardegna riporta delle differenze in merito alla stessa leggenda.
    In Gallura si racconta che le anime dei morti, sepolti in cimitero o nelle cripte presenti in passato in quasi tutte le chiese, andassero in giro la notte per fare penitenza. Vestiti con una lunga tunica bianca vagavano per le viuzze dei paesi, scacciando al loro passaggio il buio della notte con la luce tremolante delle candele che tenevano in mano.

    Se sfortunatamente ci si imbatteva in questa terribile processione, poteva anche capitare di vedere tra le anime in movimento lo spirito di un vivente. Era un cattivo auspicio in ogni caso ma se la processione si muoveva lungo una strada in salita colui il quale lo spirito vagava fuori dal corpo, sarebbe morto entro l'anno, mentre se la processione si muoveva in discesa, avrebbe "solo" patito una lunga malattia.

    L'ultimo della fila dei morti veniva sopranominato "lu zoppu", il quale non riusciva mai a raggiungere le altre anime correndo quindi il rischio di non completare la sua penitenza. La regola infatti stabiliva che la processione non potesse partire prima di mezzanotte mentre il rientro doveva necessariamente avvenire all'alba.

    Il malcapitato che incontrava sa reula poteva ritenersi fortunato se se la cavava solo con un pestaggio, portando i lividi (li pizzichi di li molti) per diverso tempo.
    L'unico modo per scampare alla furia dei defunti era quella di riconoscere tra loro un parente o un compare il quale avrebbe consigliato di stare sul ciglio della strada, possibilmente sopravento e a monte della processione in modo da non sentire il fetore dei morti e non essere notato da questi. Per complicare la cosa, avrebbe dovuto farsi il segno della croce e recitare le dodici parole di San Martino, avendo cura di
    non sbagliare.

    Talvolta la visione di questi spiriti inquieti causava nel malcapitato uno spavento tale da non riuscire più a proferir parola. La cura popolare consisteva nel tagliare in croce quattro ciocche di capelli: una dalla nuca, una dalla fronte, una dalla tempia destra e una dalla tempia sinistra.
    Si doveva quindi pulire un tratto del focolare in cui mettere i capelli tagliati per essere bruciati. Una parte della cenere così ottenuta si poneva dentro un bicchiere con dell'acqua che la persona ammutolita doveva bere in modo da essere liberata dalla paura e poter quindi raccontare la terribile esperienza.

    In altre zone dell'isola invece si crede che i morti non facciano nulla di male, piangono e si lamentano. Chi vede le processioni dei morti racconta che questi, composti, si rechino uno dietro l'altro cantando o in silenzio, verso la casa dove morirà qualcuno.

    Una volta arrivati entrano tutti dentro o si fermano sulla soglia ed entra solo uno o due di loro, dopo di...

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    Tags:
    morti,
    processione,
    regione: sardegna
    Comments: 0 | Views: 728Last Post by: Matrona Malice (20/3/2012, 11:45)
     

       
    view post Posted on 20/3/2012, 11:41 by: Matrona Malice     +1   -1
    Secondo la tradizione popolare sarda, colei che nasceva dopo una nidiata di sei femmine consecutive era predestinata già dal ventre materno a nascere strega, coga appunto.
    Altre tradizioni popolari vogliono sa coga una persona semplicemente invidiosa ma capace di arrecare del male alla persona invidiata.
    In alcuni casi, in particolare per infastidire le donne che avevano appena partorito, si serviva di donne anche parenti delle vittime ma del tutto ignare di ciò che avveniva.

    Le cogas sono riconoscibili perché hanno una minuscola coda oppure una piccola croce pelosa sulla schiena. Erano conosciute anche con i nomi di surbiles o surtoras.

    Considerate streghe e vampire poiché dedite a succhiare il sangue umano soprattutto quello dei neonati non ancora battezzati, is cogas erano temute anche per il loro potere di trasformarsi in animali, di rendersi invisibili o di spostarsi velocemente a cavalcioni su delle scope. Il loro volo notturno era accompagnato da un frastuono infernale di pentole battute in modo che la gente venisse a conoscenza della loro presenza.
    Si dice che bastasse rivoltare un indumeto, anche indossato in quel momento, per vedersele all'improvviso di fronte, senza abiti e coperte solo dai lunghi capelli e peli.

    Edited by Matrona Malice - 9/6/2013, 10:48

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    donna vampiro,
    regione: sardegna
    Comments: 0 | Views: 60Last Post by: Matrona Malice (20/3/2012, 11:41)
     

       
    view post Posted on 20/3/2012, 11:36 by: Matrona Malice     +1   -1
    L'ammuntadore o ammuntadori (dal sardo ammuntare, ovvero assalire attraverso incubi) è una creatura della mitologia sarda che attaccherebbe le persone nel sonno attraverso, appunto, incubi. Per alcuni versi questa figura non sembrerebbe altro che un'interpretazione dell'incubo dei romani.

    Davvero tante son le persone che dicono di esser state sue vittime. A quanto riportano varie testimonianze, dovrebbe trattarsi di un essere che non possiede una vera e propria forma poiché questa cambia a seconda della vittima. Porta un senso di soffocamento e di disperazione che spesso arrivano a svegliare il dormiente. Una volta svegli ci si troverebbe davanti ad uno spettacolo davvero macabro: alcuni sostengono di aver visto s'Ammutadori sotto forma di strega, di scheletro, di nuvole di vapore, di persone il cui volto non era ben visibile o insanguinato.
    Durante questo periodo di tempo solitamente breve, non si può muover alcun muscolo e se si prova ad urlare, non ci si riesce. Alcuni sostengono di aver provato anche forti dolori al petto come se qualcosa si trovasse su di esso e li obbligasse a rimanere come paralizzati.

    Edited by Matrona Malice - 9/6/2013, 10:48

    Tags:
    apnea,
    paralisi,
    regione: sardegna,
    sonno
    Comments: 0 | Views: 51Last Post by: Matrona Malice (20/3/2012, 11:36)
     

       
    view post Posted on 20/3/2012, 11:33 by: Matrona Malice     +1   -1

    notte-della-taranta


    Il tarantismo o tarantolismo è considerato un fenomeno isterico convulsivo. In base a credenze ampiamente diffuse in antichità nell'area mediterranea ed in epoca più recente nell'Italia meridionale, sarebbe provocato dal morso di ragni.


    Tarantata a Lizzano (TA) durante un rito di guarigione dal tarantismo, presso la masseria San Vito. (1950)
    Tale quadro psico-patologico è caratterizzato da una condizione di malessere generale e da una sintomatologia psichiatrica vagamente assimilabile all'epilessia o all'isteria. I sintomi sarebbero offuscamento dello stato di coscienza e turbe emotive.

    Secondo la leggenda la tarantola con il suo morso provocherebbe crisi isteriche. La tradizione popolare ritiene che alcuni musicanti fossero in grado, con la musica, di guarire o almeno lenire lo stato di "pizzicata". Attraverso una suonata, che poteva durare anche giorni, cercavano di trovare la combinazione di vibrazioni con le note dei loro strumenti. Venivano utilizzati diversi strumenti in particolare, il tamburello. Ancora oggi sono diffuse espressioni scherzose o di rimprovero del tipo "Ti ha morso la tarantola?" rivolte soprattutto a bambini vivaci o persone particolarmente irrequiete.

    Edited by Matrona Malice - 9/6/2013, 10:51

    Tags:
    isteria,
    Italia: meridionale,
    Tarantola
    Comments: 0 | Views: 6Last Post by: Matrona Malice (20/3/2012, 11:33)
     

       
    view post Posted on 20/3/2012, 11:26 by: Matrona Malice     +1   -1
    La Pandafeche, detta anche il Pandaff,[senza fonte] è una manifestazione onirica, comunemente diffusa nell'immaginario della cultura abruzzese.

    Si tratta di uno stato di apnea notturna in cui il soggetto è in condizione di semiveglia; la sensazione di soffocamento è accompagnata dalla visione di una figura spettrale collocata al fianco o al di sopra del dormiente. Nella tradizione viene raffigurata come una figura vestita di bianco, dagli occhi demoniaci e un muso lungo e appuntito, con il quale procura delle ferite. La vittima non riesce a svegliarsi completamente, né a girarsi o invocare aiuto. Secondo varie credenze è possibile evitare tale incontro lasciando un fiasco di vino di fianco al letto, poiché il Pandaff è ingordo di tale bevanda, oppure lasciando una scopa con molte setole o un sacchetto di legumi poiché è curioso e ama contare. Sarebbe un gravissimo errore piantare un coltello sul legno, poiché l'essere potrebbe andare su tutte le furie e tormentare il malcapitato tutta la notte. È ipotizzabile la coincidenza della Pandafeche con i fenomeni della Paralisi nel sonno e della Illusione ipnagogica (in inglese "sleep paralysis").

    Il fenomeno è conosciuto anche nei paesi intorno ad Ascoli Piceno (pantafc), nell'alto Piceno (pantafa) e nel maceratese (pandàfrica,pantafeca) e in altre zone come pantafrica o pantafica. In questo caso la pantafrica o più comunemente "pantafica" viene descritta come spirito che apparirebbe nelle forme e fattezze di una anziana donna di piccola statura, anche questa si contraddistingue per i disturbi del sonno legati alla respirazione, soprattutto l'apnea.

    Edited by Matrona Malice - 9/6/2013, 10:39

    Tags:
    apnea,
    fantasma,
    regione: abruzzo,
    sonno
    Comments: 0 | Views: 154Last Post by: Matrona Malice (20/3/2012, 11:26)
     

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