view post Posted on 26/3/2013, 08:37 by: Matrona Malice     +1   -1
Sapere aude! (lett. "abbi il coraggio di conoscere!") è un'esortazione latina, la cui attestazione più antica è rintracciabile in Orazio (Epistole I, 2, 40).

Nella lettera, destinata all'amico Massimo Lollio, il poeta offre una serie di consigli, tutti improntati alla filosofia dell'aurea mediocritas.
Tra questi è anche l'invito a "risolversi a essere saggio" (v. 40), dedicandosi agli studi e alle occupazioni oneste.

L'espressione è diventata famosa grazie al filosofo tedesco Immanuel Kant, che ne fa il motto dell'Illuminismo e condensa in essa il messaggio di quel processo storico-filosofico.

Nel suo scritto del 1784, «Risposta alla domanda: che cos'è l'Illuminismo?»,[1] infatti, egli dà una definizione ormai celeberrima: "L'Illuminismo è l'uscita dell'uomo dallo stato di minorità che egli deve imputare a se stesso. Minorità è l'incapacità di valersi del proprio intelletto senza la guida di un altro. Imputabile a se stessa è questa minorità, se la causa di essa non dipende da difetto di intelligenza, ma dalla mancanza di decisione e del coraggio di far uso del proprio intelletto senza essere guidati da un altro. Sapere aude! Abbi il coraggio di servirti della tua propria intelligenza! È questo il motto dell'Illuminismo"

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Sapere aude! (abbi il coraggio di conoscere!)
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view post Posted on 24/12/2012, 12:27 by: Matrona Malice     +1   -1
Kalokagathia è l'adattamento di un'espressione greca (καλὸς κἀγαθός, kalòs kagathòs, crasi di καλὸς καὶ ἀγαθός, kalòs kai agathòs ).

Il termine esprime come sostantivo astratto il concetto condensato nella coppia di aggettivi καλός καγαθός ("kalòs kagathòs" è la crasi di καλός καi αγαθός), la cui polirematica significa, letteralmente, bello e buono: quest'ultimo aggettivo deve essere anche inteso come sinonimo di "valoroso" in guerra.

Nella cultura ellenica veniva pertanto così indicato l'ideale di perfezione umana: l'unità nella stessa persona di bellezza e valore morale, un principio che coinvolge dunque la sfera etica ed estetica ed estende la propria influenza anche sulla produzione artistica (come nel celebre Discobolo di Mirone). Il concetto fu poi recepito dai Romani.

Oltre a questo la kalokagathia in senso lato indica la reale fusione, per la cultura greca antica, di etica ed estetica; per cui ciò che è bello deve necessariamente essere buono e viceversa.
Di conseguenza ciò che è interiormente cattivo sarà anche brutto fuori.
È un concetto antico che, malgrado il suo indubbio fascino, è ritenuto ormai superato e non più condivisibile.

Nel mito, Achille e Memnone incarnano totalmente il concetto greco; l'esatto contrario, invece, è rappresentato da Tersite (un soldato semplice che compare in un tratto dell'Iliade, quando esorta i commilitoni ad abbandonare la guerra di Troia, ma viene interrotto da Ulisse che, incitato dagli dei, convince i soldati a restare, in disaccordo con Tersite, che verrà brutalmente picchiato dall'eroe di Itaca per il tentativo di ammutinamento).

Vi sono peraltro due personaggi mitologici per i quali non si può parlare di kalokagathìa nonostante la loro grande bellezza, poiché non si mostrano valorosi.
Si tratta di Paride, soldato vile e infingardo durante la decennale guerra di Troia (da lui anche provocata), e di Narciso, ragazzo indifferente alle armi e all'amore, tranne quello per sé stesso.

Nella filosofia greca

La prima elaborazione filosofica del concetto arriva con Platone.
In Plotino, la visione della verità e la contemplazione di Dio sono posti come fine ultimo della vita umana. L’anima non deve fermarsi alla bellezza riconoscibile con i cinque sensi in quegli oggetti dove esiste una forma prevalente sulle altre che le rende un tutt’uno omogeneo, ma tendere all’idea di bellezza in sé, proprie di tutte le idee e che può es...

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bello e buono,
Kalokagathia,
kalos kai agatos
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view post Posted on 21/11/2012, 19:30 by: Matrona Malice     +1   -1

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non ho trovato l'autore del dipinto



La locuzione latina Qui gladio ferit gladio perit, tradotta letteralmente, significa chi di spada ferisce di spada perisce (Nuovo Testamento, Mt.: 26,52).
La frase è pronunciata da Gesù quando nell'orto del Getsemani viene catturato dai soldati inviati dai Principi dei Sacerdoti. L'apostolo Pietro, stando a quanto riferisce l'evangelista Giovanni (Gv. 18,13), sfodera la spada e taglia un orecchio ad un servo del sommo sacerdote. Da questo episodio viene la richiesta di Gesù di riporre la spada dicendo che "Qui gladio ferit gladio perit". Così dicendo, Gesù raccoglie l'orecchio mozzato e lo riattacca al servo.

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Qui gladio ferit gladio perit (chi di spada ferisce di spada perisce)
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view post Posted on 16/10/2012, 18:03 by: Matrona Malice     +1   -1
Panta rhei os potamòs (dal greco πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός), tradotto in tutto scorre come un fiume, dice Eraclito:
CITAZIONE
Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va.
(91 Diels-Kranz)

In questo frammento Eraclito sottolinea come l'uomo non possa mai fare la stessa esperienza per due volte, giacché ogni ente, nella sua realtà apparente, è sottoposto alla legge inesorabile del tempo.

Edited by Matrona Malice - 21/11/2012, 19:31

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Panta rhei os potamòs (tutto scorre come un fiume)
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view post Posted on 3/3/2012, 00:58 by: Matrona Malice     +1   -1
Màlum càrmen incantàre

Delitto consistente nella pratica di arti magiche o incantesimi finalizzati a procurare la morte di qualcuno.
La sua esistenza è attestata da Plinio il Vecchio; probabilmente il delitto di (—) fu previsto dalla legge delle XII Tavole e punito con la sacèrtas [vedi].

Edited by Matrona Malice - 26/1/2013, 08:00

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Màlum càrmen incantàre,
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