La regla de Ocha

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Matrona Malice
view post Posted on 6/1/2013, 01:49     +1   -1




Ci troviamo a “Cuba” all’epoca delle deportazioni degli schiavi Africani costretti a lavorare nelle piantagioni.
A quell’epoca gli Spagnoli si adoperarono in diversi modi per impedire agli schiavi neri di trovare un punto d’intesa tra loro. Fecero leva non solo sulle diversità delle loro provenienze ma imponendo la religione Cattolica come l’unica forma di fede ufficiale, vietandone tutte le altre. Gli schiavi si adattarono presto alle imposizioni degli oppressori, affiancando alle figure dei demoni del culto Yoruba - gli Orisha - le figure dei Santi del Cattolicesimo, cercando di trovare dei punti di contatto tra le due fedi, creando un sincretismo.

La Virgen de la Caridad del Cobre, patrona di Cuba, venerata nella Chiesa del Cobre vicino a Santiago, è affiancata ad Oshùn, patrona dell’Amore, della femminilità e dei fiumi, simbolo della civetteria, della grazia e della sessualità femminile
Rappresentata da una splendida mulatta sempre sorridente ed allegra che vive nel fiume; assiste e protegge le partorienti nonché moglie di Orula ed amante di Chango (Dio della guerra e del tuono).

San Pietro è affiancato a Oggùn violento ed astuto Dio dei minerali, protettore dei fabbri, dei meccanici; rappresentato da un cacciatore solitario che vaga per la montagna e che si ciba di prede cacciate, protettore delle chiavi, delle catene, delle carceri.
E’ proprio attraverso la chiave che avviene il sincretismo con S. Pietro.
La chiave è l’oggetto di speranza dei fedeli, per aprire un giorno quelle catene che li tenevano in schiavitù.

Ma cosa racconta la storia narrata dai vecchi schiavi cubani circa la Regla de Ocha?
La leggenda, tramandata di generazione in generazione, sopravvissuta alle influenze dei dominatori ispanici e viva a tutt’oggi, narra la storia del Dio “OLOFI”.

CITAZIONE
OLOFI viveva in uno spazio infinito fatto di fuoco, fiamme e vapore. Un giorno stanco di essere solo decise di rendere più bello e accogliente l’ambiente, così grazie alla sua potenza fece scendere acqua e torrenti. Ma gli elementi solidi si opposero alla sua volontà e formarono enormi voragini nella roccia. Nacque allora l’oceano dimora di OLOKUN. Nei punti più accessibili, invece, nei suoi colori azzurro e argento, prese dimora YEMAYA’, dichiarata madre universale, madre degli ORISHA dal cui ventre nacquero la Luna e le Stelle. In molte zone, però, il fuoco era ancora ardente e vivo, così OLORDUMARE-OBATALA’-OLOFI e YEMAYA’ decisero che le viscere della Terra assorbissero il fuoco attraverso il temuto AGGAY U’ SOLA rappresentato dal Vulcano, padrone delle misteriose profondità della Terra. Rimasero delle ceneri sparse che formarono la Terra rappresentata da ORICHAOKO il quale la rese viva facendovi crescere alberi, frutti ed erba. OSAIN abitò i boschi, grande conoscitore delle essenze e delle erbe mediche. Nacquero le paludi dalle cui acque stagne prolificarono le epidemie impersonificate da BABALU’ AYE. Ma YEMAYA’ un giorno pensò che generando fiumi d’acqua dolce e potabile avrebbe dato modo ad OLOFI di creare l’essere umano. Ma OLOFI era stanco e decise di vivere lontano dalla terra; si allontanò trovando dimora dietro OLORUN, il Sole. In sua rappresentanza e come esecutore dei suoi comandi lasciò OBATALA’ che generò l’uomo. Con la nascita delle nuove creature sulla Terra iniziarono una moltitudine di disastri. OBATALA’, essere puro e candido, iniziò a soffrirne, allora si innalzò tra le nubi per osservare gli uomini cercando di capire dove aveva sbagliato.
Capì che OLOFI aveva dimenticato di creare la Morte

La Regla de Ocha è il ramo principale della “Santeria Cubana” in cui sincretismo, spiritualità e magia sono le caratteristiche fondamentali.
Le radici nascono in Nigeria.
Le Tribù credevano in un universo abitato da spiriti e divinità associati agli elementi della natura, tanto vicini all’uomo da poter comunicare con lui influenzando positivamente o negativamente sulla sua vita. E’ il concetto di vicinanza tra uomo e divinità, la mancanza di differenze tra loro che rende la magia il mezzo principale di comunicazione della Regla de Ocha.

Questa religione chiamata “Yoruba” (dal nome delle tribù nigeriane - e lingua degli schiavi), esportata nelle regioni caraibiche dagli schiavi, seguitò ad evolversi e a diffondersi tra la gente di Cuba per mezzo di quegli anziani deportati nati in Africa e custodi dell’essenza più pura e potente della religione.

Sono pochissimi coloro che possiedono le conoscenze del sapere Yoruba più profondo, tramandate purtroppo sempre in forma orale e incompleta. Non esistono comandamenti da seguire, né principi fondamentali e assoluti. Concetto base ed unico è : la ricerca della felicità.

Il bene rende l’uomo sereno, in salute, in equilibrio con l’ambiente naturale e spirituale.
Il male fa soffrire, rompe e provoca squilibrio.
Pertanto ogni individuo deve far sì che l’ambiente in cui vive sia in equilibrio con se stesso, con gli altri e con gli spiriti che lo accompagnano, gli Orisha.

Se nella vita di un aderente alla “Regla“qualcosa non funziona, se è malato o non ha denaro, la prima cosa da fare è cercare il punto di squilibrio e agire con “Riti” e “Magia” per ricomporre la situazione.
La divinazione è il mezzo fondamentale della “Regla de Ocha” non solo per conoscere il futuro, ma soprattutto per mettere in contatto l’uomo con il suo mondo spirituale, capire i motivi dello squilibrio nella sua vita, prevenire gli eventi futuri.
Gli Orisha sono, pertanto, degli intermediari tra le necessità, le suppliche e le preghiere dei fedeli e del Dio Olofi.

Gli Orisha partecipano alla vita umana, hanno debolezze, commettono errori, si arrabbiano, soffrono la fame e la sete, ma si mostrano sempre magnanimi e benefici verso i fedeli.

I metodi usati per la divinazione sono diversi: il trans, il lancio di pezzi di cocco e conchiglie, l’Ifà - il più elevato sistema divinatorio Yoruba – praticato solo dai Babalawos, i messaggeri di Orula, i sacerdoti dei riti santeri, assistiti dai babalochas – gli uomini - , e dalle lyalochas – le donne -.

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Tutti i riti della “Regla” sono accompagnati da musica e danze strettamente legati alla tradizione Yoruba africana, dal fumo dell’incenso e dei sigari, dal suono incalzante dei tamburi che invocano le divinità con grida e canti.

Si offrono fiori, si sacrificano piccoli animali domestici in un crescendo ritmico che porta agli officianti del rito ad uno stato di trance che prelude l’incontro con lo spirito che incarneranno e al quale chiederanno cure, soluzioni, miracoli.
I temi delle danze sono la possessione, il trans, la rappresentazione della vita e delle gesta degli Orishas.

La musica è composta esclusivamente da basi ritmiche e melodie vocali in cui si alterna una voce dominante detta “Diana” (o “Gallo”) e un coro.
Gli strumenti usati sono tamburi e percussioni chiamati Batà, custoditi insieme agli altri oggetti sacri nelle case-tempio “Ilè Ocha” dei Santeros e Babalawos.

Per ogni Orisha e per ogni rituale corrispondono sequenze ritmiche diverse.

Non dobbiamo pensare, però, che la santeria abbia escluso totalmente la fede nel Cattolicesimo, i Babalawos, infatti, devono innanzitutto essere battezzati.

Attualmente la musica rituale è eseguita anche al di fuori delle cerimonie, come espressione artistico-folcloristica della popolazione.
Infatti ultimamente a Cuba sono nate istituzioni con lo scopo di recuperare e mantenere viva la tradizione musicale Yoruba.
Sono molti i gruppi folcloristici nel paese; i più famosi interpreti dei canti Yoruba, oltre che Santeros, sono Labaro Ros e Mercedita Valdès.
Al Municipio capitolino dell’Avana Vecchia, invece, è stato aperto il “Museo de los Orishas”
 
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