Iniziazione all'Arte Reale

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apprendista
view post Posted on 4/4/2013, 22:55     +1   -1




"Iniziare" un uomo alla Massoneria significa farlo Massone, ossia ammetterlo all'Arte Reale. Per far si che ciò avvenga,l'uomo prescelto deve vivere un rito che permette ad egli profano di accedere ad una società Iniziatica. Durante tale Rito deve superare delle prove le quali hanno la funzione di purificare il suo animo fino al raggiungimento di una catarsi completa di se medesimo.

Per un miglior distinguo, è bene chiarire che l'unica vera Iniziazione a cui un Massone può essere sottoposto è l'Iniziazione ad Apprendista, in quanto gli altri Riti devono essere letti sotto la forma di aumenti di paga, di elevazione a livelli superiori della conoscenza, e non hanno quindi niente a che fare con l'Iniziazione nel significato più intrinseco del termine. A tutto ciò si può convenire, ma il problema maggiore è capire se il prodotto della cerimonia sia un nuovo Iniziato o se sia solo un profano accettato,ancora privo della capacità di comprendere i misteri dell'Iniziazione.

Ma il Rito di Iniziazione, è in grado di trasfondere nel recipiendario il "crisma? Oppure è solo una cerimonia di accettazione del profano, il quale dovrà poi, tramite il lento lavoro, acquisire l'Iniziazione?

Per poter rispondere a tale domanda è innanzitutto necessario effettuare una distinzione fra Cerimonia e Rito,ma soprattutto fra uomo ed uomo. "La Cerimonia è una manifestazione (sacra o profana nel contempo) compiuta secondo una formula o un programma prestabiliti, con l'intervento del pubblico" (Devoto, Oli) sviluppata secondo un complesso di regole che si devono eseguire in maniera estremamente precisa, ma che però non comportano alcun coinvolgimento di parte di colui che la subisce. Chi partecipa ad una Cerimonia, quindi può non esserne assolutamente coinvolto, e la Cerimonia stessa può scorrere su chi la subisce come la pioggia sulla roccia.

Il Rito, invece, pur essendo comunque costituito sempre da una serie di atti ed azioni, svolte secondo una norma ed una forma prescritta, (Ritualità), comporta sempre un coinvolgimento in prima persona del candidato che la vive nella sua interiorità.

Fra Rito e Cerimonia possiamo trovare la stessa differenza che nel mondo cattolico riscontriamo fra la Messa domenicale ed il Rito della Cresima.

La Cerimonia si subisce, il Rito si vive. per tale motivo il Rito, se non vissuto pienamente dall'adepto,può trasformarsi in Cerimonia.

Già questo distinguo può essere azione chiarificatrice fra l'Iniziazione formale e l'Iniziazione reale. Infatti, tale distinzione non è tanto di tipo temporale, quanto di tipo qualitativo;
Numerosi pensatori ed autori di scritti d'exoterismo ritengono che l'Iniziazione non si acquisti al momento della Cerimonia di Iniziazione, ma con il tempo, la Cerimonia stessa non provocherebbe in tal caso alcun mutamento nell'animo di chi la subisce, bensì ciò avverrebbe nel tempo, con lo studio e l'insegnamento Iniziatico. L'Iniziazione formale sarebbe solo una Cerimonia di accoglimento del profano all'interno dell'Istituzione, mentre l'Iniziazione reale avverrebbe con la maturità massonica del candidato.

Se l'Iniziazione, si limitasse ad una semplice cerimonia, sarebbe sterile anche una banale lettura sull'argomento e potremmo perfino raccontarci al circolo bocciofilo o in altro luogo, a "far filosofia" su ameni argomenti; Ma si snaturerebbe tutto il significato esoterico della Massoneria, e con lei tutti coloro che ne fanno parte.

D'altra parte poter razionalmente accettare che l'Iniziazione, vista come Cerimonia, possa magicamente modificare interiormente e profondamente l'uomo, è altrettanto difficile. Il problema non è semplicemente un sofisma, ma è qualcosa di estremamente importante, in quanto permette di definire il momento in cui l'uomo come Iniziato può prendere conoscenza dell'universo e di tutti i misteri ad esso collegati.

E' da ritenersi comunque che l'Iniziazione come tale, non ha la capacità di far nascere un nuovo individuo, René Guenon ,nei suoi dotti scritti,espone coerenti argomentazioni , di risveglio nel nostro interno dell'uomo primitivo, intimamente legato alla natura, tanto caro agli illuministi, che ognuno cela nel profondo del proprio intimo.

É la cerimonia stessa in grado di farci compiere questa Odissea che ci permette il ritorno, il risveglio del "fanciullino" presente in noi.
Certo non tutti siamo in grado di ritornare allo stato iniziale, di innocenza, per alcuni questo "regresso" è difficile o addirittura impossibile, e per queste persone il cui animo è così sottomesso dalle passioni, l'Iniziazione è inutile, e spesso saranno loro stessi a rendersene conto ed ad abbandonare la Famiglia. In questi casi la funzione magica del Rito é come se non avesse avuto la sua motivazione essenziale.

Si può dunque affermare che il neofita, una volta terminato il Rito, se questo è stato in grado di risvegliare in lui gli istinti primordiali sopiti, se determinate condizioni d'essere ,sono in suo possesso,allora come un neonato, puro, illibato, privo di qualsiasi conoscenza, ma aperto ad ogni nuova esperienza, e soprattutto sensibile e ricettivo nei confronti di tutte le sensazioni provenienti dall'ambiente circostante,può iniziare quel tortuoso percorso di risalita dallo stato umano.

Il neofita, quindi, ha tutti i suoi sensi estremamente sviluppati che, come sottili tentacoli, esplorano il mondo circostante; è certamente questo lo stato mentale più idoneo per prendere contatto con l'universo.
Se riteniamo quindi che l'Iniziazione sia una Cerimonia, questo presuppone una "profanazione" del Tempio, in quanto se siamo convinti che la cerimonia non trasforma chi la subisce, consapevolmente ammetteremo nei nostri Templi dei profani, e ciò sarebbe di una gravità estrema.
Se invece riteniamo che il Rito di Iniziazione sia in grado di modificare l'animo di colui che lo vive, l'Iniziazione reale e formale coinciderebbero dal punto di vista temporale anche se potrebbero non coincidere dal punto di vista qualitativo; infatti perché l'Iniziazione abbia un qualche validità è necessario che siano presenti nel candidato una particolare disposizione dell'animo al cambiamento, al ricevimento del crisma; anche secondo gli Old Charges tre sono i pilastri su cui si fonda l'Iniziazione:
 Qualificazione del candidato: il profano ammesso a calcare il pavimento del nostro Tempio deve essere accuratamente valutato dai Fratelli Tegolatori i quali hanno l'arduo compito di individuare quella fiammella di predisposizione individuale che il Rito è in grado di trasformare in un vivo e scoppiettante fuoco;
 Formazione permanente: l'Iniziazione non si limita ad un mese, ad un anno, ad un lustro, non necessita di rinnovi o di richiami, l'Iniziazione è unica e dura tutta la vita, durante la quale l'Istituzione si impegna a trasmettere tutti gli insegnamenti di cui è depositaria, ma dall'altra l'Iniziato deve assicurare la sua formazione permanente, la sua predisposizione ad accogliere gli insegnamenti ed a farne tesoro, da questo deriva l'obbligo della frequenza ai Lavori di Loggia. L'Iniziazione imprime sempre un marchio; chi è stato battezzato si può apostatare, ma non si può sbattezzare; chi è stato ordinato prete può gettare la tonaca, ridursi allo stato laicale, ma "tu es sacerdos in aeternum; altrettanto l'Iniziazione non si estingue neppure dopo un eventuale abbandono dall'Istituzione, infatti anche se l'Iniziato abbandona l'Istituzione per mancanza di motivazioni, qualora l'Iniziazione sia stata valida, questa non cesserà, ma continuerà ad illuminare l'animo dell'uomo guidandone, anche inconsciamente le di lui azioni.
 Disponibilità psicologica: il candidato che penetra bendato nel Tempio deve possedere la disponibilità psicologica, morale ed intellettuale al Lavoro e alla formazione massonica.

Certo può accadere che l'adepto non possegga le tre colonne dell'Iniziazione, e pertanto il Rito non riesce ad eseguire il suo compito e il candidato resta un profano nel Tempio e nel tempo . In tal caso non si può parlare di "profanazione" del Tempio, in quanto la sua accettazione è stata effettuata dai Massoni in buona fede, ed ogni responsabilità é devoluta solo a loro che non sono stati sufficientemente accorti da condurre nel tempio un uomo che non possedeva i requisiti per accedere alla dottrina massonica.

Questo accadimento, per fortuna raro, generalmente si risolve spontaneamente, in quanto il profano "accettato", spontaneamente si allontana,dopo poco tempo, dalla Istituzione, peraltro non riuscendo a comprenderne i significati o le finalità, e soprattutto non intuendo il motivo primo " Per quale scopo i massoni si riuniscono nel tempio.

Questo farà si che il "mancato Massone" una volta tornato nel mondo profano, non sia neppure in grado di svelare i Misteri della Massoneria ad alcuno, non essendo lui stesso capace di averne comprese le essenzialità.

Anche dal punto di vista tradizionale l'Iniziazione massonica può essere considerata "completa", ovvero dispensatrice del crisma, ovvero racchiudente in se stessa nello stesso attimo l'Iniziazione formale e quella reale; infatti simbolicamente l'Iniziazione può essere considerato un Rito di passaggio, e in tutti i Riti di passaggio arcaici si possono distinguere tre fasi, non sempre della stessa importanza, molte volte non chiaramente distinte fra loro, certe volte separate addirittura da lungo intervallo temporale, ma talvolta fusi nella stessa Cerimonia, caratterizzate ognuna da particolarità del rituale.
Le tre fasi sono: la fase pre-liminare, in cui si stabilisce, si agevola, si determina il distacco dalla situazione di partenza, quindi dal gruppo sociale di cui fino ad allora si è fatto parte (gabinetto di riflessione), c'è poi la fase liminare, che colloca l'iniziando sul confine (limen qui deve essere inteso nel rigoroso senso latino), quasi in una specie di sospensione dalla vita sociale e spirituale, e spesso anche, simbolicamente, della vita biologica (dall'ingresso nel Tempio ai Viaggi); infine la fase post-liminare, in cui, finalmente sorpassato il limen, viene facilitata, stabilizzata, ufficializzata l'appartenenza alla nuova situazione (consacrazione).
Tanto per fare un esempio il noviziato è una fase tipicamente "pre-liminare".
All'ultima fase, post-liminare, può essere necessaria l'aggiunta di una coda, che consiste nel facilitare la reimmissione, ma diremo meglio l'immissione, nel mondo normale, di tutti i giorni, dell'iniziato proveniente, alla fine del Rito, dal superiore mondo del sacro, e che, pur sembrando la stessa persona di prima, è in realtà un altro essere. Nella fase post-liminare l'Iniziato deve essere a tutti gli effetti un Iniziato.


L'iniziazione ha anche, soprattutto nella fase di noviziato, ma anche dopo, funzione formativa, educativa; all'iniziando e poi al neofita viene svelato il nulla, dai più anziani.

L'insieme delle conoscenze tradizionali, in ordine sia alla sua vita personale, sia alla vita del proprio gruppo, dei gruppi apparentati, delle sue credenze, i nomi veri dei personaggi divini, i rapporti degli antenati, il significato dei riti, dei sacrifici, il modo ortodosso di eseguirli, etc., ma perché questo insegnamento possa essere compreso è necessario che l'Iniziato possieda la Luce del crisma, altrimenti gli insegnamenti andrebbero perduti.

Mutuando i termini dalla teologia, possiamo ben dire che si ha una "transustanziazione", cioè il neofita, alla fine del rito, sembra (species) lo stesso essere di prima, ma sostanzialmente (substantia) è un altro; e come nel Rito della Messa Cattolica la transustanziazione dell'Iniziazione Massonica avviene in una sera, una Iniziazione completa e definitiva, che imprime definitivamente un marchio indelebile.
 
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